“Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto”

“Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto”
“Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto”; Giorgio Càeran – ‘Youcanprint’ (2ª edizione) – 2023 – 568 pagine – formato cm 17 x 24. &&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&& &&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&

lunedì 18 dicembre 2023

La riedizione del mio 6° libro

è in assoluto

la mia più bella pubblicazione


Dopo che alla fine di luglio del 2022 la ‘Libreria Editrice Urso’ di Avola (in provincia di Siracusa) ha pubblicato la 1ª edizione di “Mezzo secolo rincorrendo il mondo – Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto”, nel giugno 2023 c’è stata la 2ª edizione con un nuovo Editore. Già di per sé quest’ultimo (stavolta pubblicato con ‘Youcanprint’) era il mio lavoro fatto meglio. In seguito, metà anno dopo (ossia nel dicembre 2023), ho fatto una riedizione di essa diventando ancora molto più bella e aggiungendo altre 4 pagine rispetto alla pubblicazione di giugno. Infatti, ho modificato l’intero libro rivoltandolo come un calzino. Come a volte capita nel mondo editoriale, dopo la prima sfornata ci ho lavorato ancora tanto – caratterialmente sono incontentabile e voglio sempre il massimo da me stesso – e il risultato, lasciatemelo dire, è diventato fantastico: me la godo, abbiate pazienza ma… quanno ce vo’ ce vo’. La riedizione di fine anno è migliorata notevolmente rispetto al lavoro svolto all’inizio dell’estate, diventando il mio lavoro editoriale uscito più ben fatto in assoluto: ora è il mio fiore all’occhiello. Del resto v’invito a dare un’occhiata su come sia stata modificata l’impaginazione: guardate il Blog che ha il titolo omonimo al libro ( https://caeran-libro-da552pagine.blogspot.com/ e fatelo scorrere a mo’ di rullo verso il basso così vi appare gran parte del lavoro grafico. Ciò che lì si vede è uguale preciso a quello che è in vendita e che si può richiedere da ‘Youcanprint’, insomma la parte interna del libro adesso in vendita è al 100% simile a ciò che c’è in quella impaginazione grafica. In concreto c’è stato un altro aumento di pagine, passando dalle 552 della 1ª edizione alle 568 della riedizione dicembrina (il peso del libro ora è 1,1 kg).

Si è giovani finché si è capaci d’imparare, dice un vecchio detto che io ho preso alla lettera perché amo imparare… tuttora. Non penso di dire una cacchiata quando sostengo che oggi io scriva meglio (e non di poco) rispetto ad anni fa. Sono dell’idea che la mente vada sempre tenuta in allenamento, ed è un grosso errore smettere di farlo dopo il percorso scolastico perché altrimenti si rischia che poi affiori qualche nuova lacuna che magari prima era sconosciuta. La mente è come il corpo umano: entrambe le cose se non sono stimolate s’impigriscono e perdono di efficienza.

Tuttavia, al di là di tutto, c’è una nota dolente: la cosa anomala è che tra i miei libri pubblicati quest’ultimo (in particolar modo la riedizione) è – come ho detto – senza alcun dubbio il migliore… eppure è nel contempo quello che vende di meno: me ne faccio una ragione. Dipende forse dall’eccessivo numero di pagine e il conseguente aumento di prezzo rispetto alla 1ª edizione? Può darsi, ma non solo. Sì, lo so, per evitare questa linea fallimentare dovrei promuoverlo qua e là come fanno tutti, ma non mi va di sbattermi. Non mi soddisfa, ahimè, fare le presentazioni del mio libro: le considero dei rituali monotoni e ripetitivi, in cui si dicono le stesse cose all’infinito. È chiaro che da parte mia sia sbagliatissimo e controproducente comportarmi così, anche perché i libri si vendono se si promuovono… altrimenti nisba. Non si vende ciò che non si mostra, e se non si mostra non si ha mai un tornaconto sia economico sia d’immagine: è risaputo. Sono da ricovero? Boh.Io non sono una persona normale, basti pensare che ho abbandonato al suo destino la ‘Vespa 200 Rally’ (la mia Gigia) con la quale andai in India: una cosa che non fa nessuno… ma io – ripeto – non sono mai stato un tipo normale. Eh, già; il mio comportamento, il mio distacco verso il mezzo che ho usato. Mi si dice che io sia l’unico ad agire così… fregandomene. Beh, considero i veicoli delle semplici macchine e non anime da venerare e da ostentare: in un’officina meccanica di Rovellasca (un paese vicino alla mia nativa Cermenate) ho abbandonato la Gigia, quando chiunque altro al mio posto l’avrebbe vezzeggiata e custodita come un cimelio. Io, però, sono disinteressato all’attaccamento delle cose, al senso del possesso: sono fatto così e non mi pongo il quesito se ciò sia un bene o un male perché non m’importa. Come non m’importa collezionare scooter antichi (e ingombranti) solo per tenerli in bella mostra, seppur non funzionano. Io voglio motocicli vivi, da poter ancora usare, mentre per quelli morti è meglio che vada a vederli altrove.

Comunque, se me ne frego di tenermi stretto la mia Gigia… figuriamoci se consideri importante la promozione di un mio libro: lo fanno le persone normali, ma io non lo sono. Ho le mie paturnie, non seguo le regole del “così fan tutti”, ho un gran brutto carattere e non è facile avermi accanto. Dipende forse dal fatto che all’età di quattro anni mi persi a Bergamo? Ero dalla bàlia, e dovevo portare una busta d’insalata verso la casa vicina. Solo che anziché andare a sinistra, svoltai a destra e così mi smarrii. Vagai per il centro della città, con il sacchetto d’insalata che un po’ si perse lungo il cammino... ma fui tranquillo. Poi mi raggiunsero due carabinieri con le proprie moto, ma io non volli salirci sopra e quindi dovette arrivare una macchina dei carabinieri per portarmi finalmente dalla bàlia. Rompevo già le scatole a quattro anni, a quanto pare; quindi non potevo crescere come tutti gli altri: non avrei potuto essere normale, non c’erano le premesse. 

Dei miei libri ce ne sono due cui tengo tantissimo, mettendo in secondo piano gli altri quattro: parlo di “Papà, andiamo a Santiago? – Padre e figlia sul Cammino Portoghese” – per la sua bellissima impaginazione, con le pagine interne del tutto colorate, fatta da mia moglie Marika – e di quest’ultimo pubblicato nel 2023 (perché raggruppa tutto quanto, e inoltre è sia scritto sia impaginato meglio degli altri). Curioso che gli ultimi miei tre libri pubblicati, compreso quello del Cammino, siano tutti dello stesso editore: Libreria Editrice Urso. Aggiungo che la riedizione della 2ª edizione è il Top.

Adesso rispondo a una domanda che mi è stata fatta da più persone, ossia perché un lettore dovrebbe essere ispirato a comprare questo libro? Dico che questo è il mio migliore pubblicato, il più bello, essendo un armonioso groviglio di tutti gli altri miei pubblicati e con le innumerevoli modifiche certosine che lo arricchiscono. Grazie all’esperienza acquisita questo è il più completo rispetto a prima. Non farò altri libri sui viaggi perché questa è la mia opera omnia; è il massimo che io possa fare, più di così non ne sarei capace. Insomma, raggruppa mezzo secolo della mia vita ed è perciò quello più rappresentativo, il mio ultimo che parli di viaggi, di conseguenza non ho potuto evitare di mettere tanta legna sul fuoco perché non ha senso ridurlo. Oltre ai viaggi faccio pure delle analisi, ed io penso che possa essere una miniera d’informazioni accompagnati, presumo, da una buona lettura. Alla domanda iniziale potrei rispondere in maniera sbrigativa con il dire che questo libro non parla solo di viaggi, ma anche di altro: infatti, c’è un capitolo finale in cui c’è perfino un racconto filosofico per adolescenti, che potrebbe incuriosire.

Ho sempre amato i viaggi, sin da quando ero giovane, deciso a licenziarmi quando il datore di lavoro non mi concedeva dei mesi di permesso non retribuito, nella speranza di trovarne un altro al mio ritorno (cosa che, però, non sempre succedeva). Ma io volevo andare in India con la Vespa (e starmene via senza date da rispettare, al punto che in quel viaggio stetti lontano dall’Italia undici mesi), o starmene via sette mesi nel Sud America… e di conseguenza, senza tentennamenti, non avevo alternative che dire addio ai miei posti di lavoro, oppure ottenere permessi non retribuiti (ma in questo caso solo in un paio di occasioni è stato possibile farlo, perché di norma non è mai concesso). Ovunque ho ricevuto calorosa ospitalità e aiuti da parte dei nativi, ho familiarizzato con una moltitudine di persone... alcune delle quali sono poi venute a trovarmi in Italia.

 

 

Sinossi del libro

In “Mezzo secolo rincorrendo il mondo – Nei viaggi la Vespa fu il primo amore... poi venne il resto” c’è quasi mezzo secolo di viaggi, per lo più fatti prima che ci fosse internet. Si parla dei viaggi compiuti su una vecchia Vespa 200 Rally alla volta sia di Capo Nord (1976) sia dell’India. Quest’ultima avventura, in sella alla solita e acciaccata Gigia, è durata 334 giorni verso Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan, India e Nepal: 23.084 chilometri, dal 21 agosto 1977 al 20 luglio 1978. Si narra anche di autostop fatti nel deserto del Sahara su vari veicoli compreso un camion strapieno fino all’inverosimile, di viaggi faticosissimi su deteriorati tassì-brousse e su sovraffollati treni nell’Africa subsahariana, di navigazione dei fiumi dell’Amazzonia su malridotti battelli, autostop in Patagonia e nella Terra del Fuoco, esperienze nel profondo Cile, viaggi sulle Ande boliviane e peruviane, visita alla miniera di Potosì, disavventure in Madagascar, strane vicissitudini nelle Filippine, il Cammino Portoghese fatto assieme alla figlia adolescente, il ritorno in Portogallo ma stavolta con la moglie, l’autostop nel 1979 verso la Sicilia, l’incontro con il figlio di Roberto Patrignani, curiosità varie come il ritrovarsi dopo tre decenni con alcuni personaggi.

Oltre a questi racconti, sono pure incluse informazioni e consigli pratici da ritenersi preziosi per un giovane che voglia avventurarsi ovunque nel pianeta, senza appoggiarsi a una struttura organizzativa. Alcuni sono viaggi spartani e all’avventura, ma un’avventura semplice e più a misura d’uomo dove non è necessario trasformarsi nel Rambo della situazione. Giorgio di viaggi ne ha fatti parecchi, nei modi più impensabili, è passato dalla Vespa allo zaino (in entrambi i casi con il sacco a pelo appresso), alle scarpe da trekking, per poi trovarsi con il trainare un trolley. Ecco, qui sono raccontate le varie diversità della maniera di muoversi. Di tutti i libri di Càeran questo è il migliore, ed è il più completo e il più curato… di parecchio rispetto a prima, meglio perfino della prima edizione. Per tappe è arrivato alla meta, ossia pubblicare il libro che più lo rappresenti. Non farà altri libri sui viaggi perché è la sua opera omnia, essendo un armonioso intreccio delle precedenti pubblicazioni e con le innumerevoli modifiche certosine che lo arricchiscono. Più di così non ne sarebbe capace. 

 

 

Scheda tecnica

– titolo:  “Mezzo secolo rincorrendo il mondo – Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto”

– autore:  Giorgio Càeran

– editore: ‘Youcanprint’

– pubblicato: nel giugno 2023 (in 2ª edizione), mentre la riedizione è del dicembre 2023

– 568 pagine, con cucitura a filo di refe

– formato: cm 17 x 24 – copertina da 300 grammi con le alette larghe 9 cm

– battitura del testo e impaginazione grafica: Giorgio Càeran

– copertina: Marika Moreschi e Giorgio Càeran

– ci sono due prefazioni: una di Riccardo Costagliola (Presidente ‘Fondazione Piaggio’ e quindi del ‘Museo Piaggio’) e l’altra di Luca Gianotti (guida di viaggi a piedi e tra i fondatori della ‘Compagnia dei Cammini’)

– prezzo di copertina: € 34 (però quelle di giugno le vendo a 23 euro25 in caso di spedizione postale; invece per quelle modificate a dicembre io non ne ho tuttavia c’è ‘Youcanprint’, oppure posso senz’altro fare io da tramite ma non per una copia sola, risparmiando così qualcosa)

– ISBN: 979-12-21481-47-1

 

Chi volesse avere una panoramica del libro clicchi sul link qui di seguito:

https://www.youcanprint.it/mezzo-secolo-rincorrendo-il-mondo/b/795a9550-7a57-5bb7-ba7e-f95ce831e598?

sabato 3 dicembre 2022

Intervista

V’invito, per curiosità, a vedere e a leggere questa lunga e colorita intervista che mi è stata fatta (pubblicata domenica 1° ottobre 2023 sul quotidiano online “Green Planet News”). È scritta dal suo Direttore, Daniele Del Moro, e richiede ben 58 minuti di lettura. Sostituisce quella del 3 dicembre 2022. Ecco il link, su cui cliccare: 

https://www.greenplanetnews.it/giorgio-caeran-il-mondo-raccontato-da-un-vespista-leggendario/?fbclid=IwAR3M3Ndip5pT-kigvYfCboM-IisYscbXZlcqj81KOPhplSNCE4j9ubudEEI

Se si fa scorrere fino in fondo, al termine dell’intervista ci sono due link di color verde: cliccandoci sopra si accede ai Blog.

venerdì 22 luglio 2022

ECCO IL MIO 6° E ULTIMO LIBRO

Finalmente, il 22 luglio 2022, la Libreria Editrice Urso’ di Avola (in provincia di Siracusa) ha finito di pubblicarmi “Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto”. E così si è andati in stampa con un volume composto da ben 552 pagine per un formato di cm 17 x 24: cosa che ha fatto scappare tutti gli editori (tranne uno) per i forti costi, con il timore – assai concreto – di non recuperare le spese sostenute. È stata una mia scommessa contro tutto e tutti (o quasi): dall’inizio ho contato sulla fiducia di appena tre persone, le uniche che all’inizio (più di un anno fa) hanno creduto in me quando era ancora una semplice idea: parlo di Giuseppe Pizzo, Andrea Costa e Roberto Pacor. Oltre a loro c’era stato il vuoto, alimentato soprattutto dall’esagerato numero di pagine non consono con i libri moderni. Io avevo un concetto preciso: per questo libro non volevo spendere niente e piuttosto avrei rinunciato… ma ero determinato e le avrei tentate tutte prima di alzare bandiera bianca. Un editore mi aveva detto che il mio è un prodotto anti commerciale e nel mercato attuale è di difficile collocazione. È una cosa troppo voluminosa e quindi scomoda da vendere, perché le regole dell’editoria italiana attuale – che si dirige in libri sempre più corti a causa del poco tempo del lettore medio d’oggi – impongono dei tetti massimi da non superare. Tutto ciò lo sapevo già in anticipo, tuttavia volevo pure infrangere il pensiero comune considerando che solo i pesci morti nuotano seguendo la corrente. Nonostante la missione impossibile io non ho ceduto: del resto sono sempre stato un tipo poco arrendevole, sia nei viaggi sia nei progetti… e non mi spaventano le avversità.

Questo libro non sarebbe nato senza un doppio contributo: dapprima da parte di 35 persone con le loro prenotazioni alla cieca, e soprattutto grazie a Mario Giachino dell’Associazione Sociale Culturale Strade da Moto che ha prenotato 70 copie. È merito dell’Associazione motociclistica che è andato in porto questo progetto cui ci tenevo tantissimo. Chiedo scusa ai miei sostenitori che con largo anticipo si sono prenotati le proprie copie: i primi sei sin da febbraio, è invece del 19 aprile il sostanzioso – e indispensabile – contributo dell’Associazione. Purtroppo in litografia la stampa è stata frenata dagli ordini arretrati, da qualche lentezza e, soprattutto, dal periodo elettorale con il conseguente gran lavoro di stampa che le tipografie hanno dovuto affrontare. Insomma, ci sono stati dei rallentamenti facendo slittare da giugno alla terza decade di luglio la chiusura della lavorazione – e addirittura al 29 luglio il possesso del libro –, creando quindi un inconveniente assai imbarazzante (a tal proposito avevo ricevuto alcune richieste di chiarimenti sul perché di questi ritardi ai quali, però, io non sapevo rispondere). Eh, già; la procedura di stampa è stata simile a un parto ritardato di un mese, ma di certo non è stata colpa mia. Sorry.

Ho qui ottenuto due prefazioni: una di Riccardo Costagliola (Presidente “Fondazione Piaggio” e quindi del “Museo Piaggio”) e l’altra di Luca Gianotti (guida di viaggi a piedi e tra i fondatori della “Compagnia dei Cammini”); inoltre c’è una riflessione di Tiziano Cantatore (Direttore della rivista “Mototurismo”).

Sul lavoro della copertina questa volta ho voluto coinvolgere mia moglie… assai più esperta di me con le impaginazioni editoriali (avendolo fatto di professione). Sia chiaro, comunque, che mia moglie non aveva visto niente dell’impaginazione interna… ma la copertina è una cosa ben diversa ed io qui ho i miei limiti. Alla fine nella nuova copertina si vede il lavoro di una mano esperta (di cui io non ne sarei stato in grado di fare così bene). Per le impaginazioni interne, invece, so cavarmela senza aver bisogno di nessun aiuto: l’interno è tutto mio, al 100%... ed è il 3° libro che impagino da solo, ogni volta migliorando. E pensare che il primo libro da me impaginato è stato nel 2006 per Giorgio Nada Editore… un nome di spicco e punto di riferimento per tutti gli appassionati di motori. In quell’occasione impaginai tutto l’interno, ma non la copertina. Invece nel libro del dicembre 2020 per la Libreria Editrice Urso il libro fu del tutto impaginato da me, compresa la copertina.

C’è chi mi ha fatto notare un punto negativo in questo libro, ossia il corpo piccolo usato… ma non potevo farne a meno. Io con i lunghi testi punto sempre su un corpo 10 (seppure è un po’ problematico per gli ipovedenti), altrimenti diventa poi un’enciclopedia. Del resto anche in tutti i miei precedenti libri ho usato il corpo 10, tranne nel 3° (È meglio che vada sulle vie del mondo – Dalla Vespa allo zaino, dal sacco a pelo al trolley”) ma solo perché non l’ho scelto io. Poi, però, l’editore si era lamentato delle 540 pagine. Faccio notare che in quel caso presentai una mia bozza che aveva lo stesso formato (cm 15 x 21); la differenza tra le due impaginazioni è che quella da me data in visione era composta di 352 pagine, pur inserendo le stesse identiche cose ma impostate in un modo del tutto diverso: solo che poi a Verona le pagine si sono moltiplicate fino ad arrivare al 53% in più. La Aletheia Editore ha preferito un corpo più grande e quindi c’è stato un consistente numero di pagine in più. Forse si ha solo utilizzato il corpo standard, in uso per tutti i libri da loro pubblicati. Insomma, io con lo stesso lavoro avrei fatto risparmiare un po’ di soldi… ma va bene anche così, l’importante però è che poi non ci si lamenti dell’aumento dei costi, come invece mi si è fatto notare in tono pesante (come se fosse colpa mia!). Adesso mi è automatico pensare che con questo mio 6° libro, se avessi adottato un corpo 13 (o anche un 12), quante pagine sarebbero diventate? È meglio non pensarci e, comunque, esistono gli occhiali.

Vabbè, si consideri che chiunque volesse avere questo libro sappia che il costo è di 25 euro (30 in caso di spedizione postale).

Un’ultima cosa: chiunque intenda comunicarmi un’opinione, un acquisto, una prenotazione o un’eventuale proposta, ebbene lo faccia tramite il mio indirizzo e-mail  giorgio.caeran@tiscali.it

 

Scheda tecnica 

– titolo:  “Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto

– autore:  Giorgio Càeran

– editore:  “Libreria Editrice Urso”

– pubblicato: nel luglio 2022

– 552 pagine

– formato: cm 17 x 24

– prezzo di copertina: € 25 (costa 30 euro con la spedizione postale)

– ISBN: 978-88-6954-354-8 

giovedì 25 marzo 2021

Da giovedì 25 marzo 2021 è in vendita (al prezzo di 20 euro) il mio nuovo libro – il 5° cartaceo –, intitolato “Papà, andiamo a Santiago? - Padre e figlia sul Cammino Portoghese”. Nel novembre 2014 ne avevo fatto un e-book, di cui però ho un pessimo ricordo: un’esperienza che non vorrò più fare. Stavolta, invece, la musica è ben diversa: Francesco Urso, l’editore che nel dicembre 2020 già mi pubblicò “Una Vespa, uno zaino, un sacco a pelo, un viaggio”, di sua iniziativa e senza che io lo chiedessi ha deciso di pubblicarmi questo libro tutto a sue spese perché è un grande appassionato dell’argomento. Facendo scorrere a mo’ di rullo questo blog, si trovano sia le copertine (la Prima di copertina e quella intera) sia le informazioni necessarie compreso l’indirizzo e-mail  di Francesco Urso.

C’è chi, volendo farmi dei complimenti per le innumerevoli cose che faccio, mi dice che io sono ricco di fantasia. Dovrebbe farmi piacere? Beh, tutt’al più avrei preferito il sostantivo creatività... e non è la stessa cosa. La creatività s’accompagna con la volontà, che invece per fantasticare non serve giacché spesso corre di pari passo con la pigrizia mentale. Inoltre la creatività ha uno scopo che si prefigge di trasformare le fantasie in immaginazione autentica, con possibilità di cambiamento e crescita. La creatività, quindi, si associa alle emozioni più intense e concrete mentre la fantasia va a braccetto con le illusioni. Io cerco creatività, non fantasia.

 

ECCO LA SINOSSI (PRESENTAZIONE) DEL LIBRO:

Papà, facciamo il Cammino di Santiago de Compostela?”

Questa è stata la richiesta che mia figlia Chiara fece un anno prima. Il fatto che a suggerirlo sia lei è importante, ed è indicativo che una sedicenne proponga certe camminate. Richiesta mantenuta per un anno, senza tentennamenti.

Ho fatto molti viaggi importanti: India, Africa, America Latina, Asia (compreso il Medio Oriente), e il cammino di Santiago de Compostela è tra questi.

Andare a Santiago con la figlia è stata una bella esperienza, dove l’ignoto non era trovare la strada giusta, bensì partire solo con lei senza sapere se avremmo avuto lo stesso passo, se saremmo riusciti a condividere gli stessi amici, la stessa esperienza, l’identico entusiasmo. Da Santiago, al termine della camminata siamo andati con un pullman a Finisterre. Sulla via del ritorno, a Cammino concluso, abbiamo visitato Porto, Braga (che a 5 km ha la spettacolare scalinata barocca che porta al santuario Bom Jesus do Monte) e Coimbra, per poi tornare a Lisbona e da lì prendere l’aereo per l’Italia.

Abbiamo annotato costi, ostelli, orari, tutto ciò che potrebbe agevolare chi avesse intenzione d’intraprendere questo percorso.

lunedì 14 dicembre 2020

All’inizio del 2020 avevo in programma di pubblicare due libri collegati tra loro, ebbene… entrambi hanno visto la luce.

 

Il drammaturgo romano Publilio Siro, disse: Quando si agisce cresce il coraggio, quando si rimanda cresce la paura. È meglio quindi agire, piuttosto che continuare a rimandare. Ho scritto dei libri ma appartengono al passato, pertanto adesso, che ho 68 anni e mezzo e quindi sto avviandomi verso la vecchiaia, penso che sia giunto il momento di dare il meglio di me stesso nel campo editoriale. Questo nuovo doppio progetto raggruppa quasi mezzo secolo di miei viaggi… passando dalla Vespa allo zaino, dal sacco a pelo al trolley. Qualcuno potrebbe farmi notare che a 68 o a 69 anni dire che ci si avvia alla vecchiaia è esagerato. Ha ragione: io non mi sento per niente vecchio, anche perché chi mi conosce sostiene che non dimostro gli anni che ho. E so pure che questa età non è considerata vecchiaia, però in proiezione futura sarà così. Pertanto questi libri racchiudono un po la mia vita di viaggiatore... ecco perché parlo di vecchiaia. Del resto Albert Einstein disse che un uomo è vecchio quando i rimpianti, in lui, superano i suoi sogni… ed io non ho ancora smesso di sognare.

Il 23 luglio è stato pubblicato il mio 3° libro cartaceo (il primo dei due volumi gemellati), che è intitolato È meglio che vada sulle vie del mondo - Dalla Vespa allo zaino, dal sacco a pelo al trolley, da parte della veronese ‘Aletheia Editore’ (540 pagine,  per un formato di cm 15 x 21). Il prezzo di copertina è di 19 euroSorge spontanea una riflessione su come fosse andata l’esperienza di questa pubblicazione. È stata deludente, sotto il punto di vista editoriale. Con la Aletheia Editore tutto si è trasformato in un parto lento e difficile, complicatissimo, una cosa snervante che non voglio più ripetere. Va detto che sono riconoscente con loro, perché hanno accettato di pubblicare il libro, ma ben presto mi sono accorto che forse non sarebbe stato male cercare delle alternative. Case Editrici come queste funzionano per gli esordienti, per gli autori estasiati e inesperti, ma diventano un’agonia per chi è già esperto in materia. Un consiglio: rivolgetevi altrove.

Tranne rarissime eccezioni (diciamo quasi mai, o mai del tutto), i loro libri non appaiono in nessuna libreria o Fiera… altro che collegamenti con Mondadori e Feltrinelli (come l’editore sbandiera ogni 3x2, assieme ad altre chimere), perché non è vero niente. Più che una Casa Editrice è un’attività imprenditoriale, nonostante che loro sostengano il contrario. Non hanno nessuna distribuzione, non appaiono nei canali riservati ai librai, non sono presenti on-line. Quando una Casa Editrice non pubblicizza e non distribuisce i suoi prodotti, o non li mette in rete, per correttezza dovrebbe cambiare definizione, altrimenti… beh, ciascuno tiri le sue conclusioni. Del resto, se Aletheia Editore stampa solo i libri pagati dall’autore e neanche uno in più, come fanno a essere distribuiti se non ce n’è? A queste condizioni tanto vale andare in una litografia, dove fra l’altro si ha un lavoro più seguito. Il mio secondo libro per un bel po’ di anni l’ho visto nelle grandi librerie di Milano, mentre sarebbe un miraggio vederne lì uno della Aletheia Editore.

È anche vero, comunque, che nei tempi moderni sia possibile stampare il numero di copie che si voglia, in maniera rapida, partendo da cinquanta in su. Una volta le litografie obbligavano gli editori o chiunque altro a stampare cinquecento o mille copie per ogni libro, ma adesso non è più così. Ai giorni d’oggi è tutto assai più facile, perché grazie ai computer si sono infrante barriere d’ogni tipo e l’impaginazione attuale non ha niente in comune con quella di qualche decennio fa. Un libro odierno può essere ristampato più volte a richiesta, basta che non si scenda oltre la quantità minima che giustifichi il lavoro dedicato nella stampa e nella legatoria. Ma per richiederlo bisogna conoscerne l’esistenza, almeno on-line… e qui si vede chi è editore e chi è fasullo.

Mettiamola sul ridere: soldi a parte, io avrei i presupposti per fare l’editore, ma in maniera seria non come Aletheia, giacché in gioventù per sei anni lavorai come litografo. Inoltre mia moglie, che è stata una grafica editoriale di alta qualità, mi ha un po’ insegnato il mestiere.

Nel mio piccolo, e senza fare delle cose eccezionalissime, “Giramondo libero - In viaggio con la Vespa o con lo zaino” (https://www.facebook.com/Giramondo-libero-In-viaggio-con-la-Vespa-o-con-lo-zaino-1888098124540805/) l’ho impaginato al punto tale che persino Giorgio Nada Editore, una Casa Editrice specializzata in pubblicazioni su auto e moto, ha accettato il mio lavoro grafico. E parlo non della Aletheia Editore che ha soli quattro anni di vita, e che nessuno conosce e che non ha mercato, bensì di una famiglia che da mezzo secolo ha un’affermata e famosa libreria. In conclusione; questo mio secondo libro fu pubblicato nel maggio del 2006 e ciò mi porta a un buon ricordo che conservo della famiglia Nada, sia nella loro sede a Vimodrone sia nel negozio – Libreria dell’Automobile –ubicato a Milano, nella centralissima Corso Venezia: una volta era al numero 43 per poi passare di recente al 45. Oltretutto va ricordato che in questo pazzo 2020 corre il 50° anniversario di vita della storica Libreria: tutto iniziò, infatti, nel 1970. Purtroppo, proprio quest’anno abbiamo dato l’addio all’editore Giorgio Nada, punto di riferimento per tutti gli appassionati di libri sui veicoli a motore. Infatti, era nato ad Alba settantasette anni fa e lo scorso 6 maggio è morto a Milano di Covid 19. In me c’è una grande tristezza.

Dopo il quadro non idilliaco al riguardo di Aletheia, chiunque potrebbe pensare di essermi pentito di questa pubblicazione. No, nel modo più assoluto perché, comunque la si giri, sono contento di questo lavoro, Faccio notare che il libro si presenta in maniera accattivante ed è piacevole far scorrere le sue 540 pagine: apprezzo i diversi spunti presi dalla mia impaginazione che inviai loro, che hanno lo stesso formato di cm 15 x 21. La differenza tra le due impaginazioni è che quella da me data in visione era composta di 352 pagine, pur inserendo le stesse identiche cose ma impostate in un modo del tutto diverso: solo che poi a Verona le pagine si sono moltiplicate fino ad arrivare al 53% in più. La Casa Editrice ha preferito un corpo più grande e quindi c’è stato un consistente numero di pagine in più. Forse si ha solo utilizzato il corpo standard, in uso per tutti i libri da loro pubblicati. Insomma, io con lo stesso lavoro avrei fatto risparmiare un po’ di soldi… ma va bene anche così, con un bel corpo visibile senza dover ricorrere agli occhiali.

A metà dicembre è stato pubblicato il mio 4° libro cartaceo (il secondo dei due volumi gemellati): Una Vespa, uno zaino, un sacco a pelo, un viaggio” da parte di ‘Libreria Editrice Urso’ di Avola, in provincia di Siracusa. Ha 280 pagine, per un formato di cm 17 x 24 e il prezzo di copertina è di 18 euro. Al contrario dell’altro accoppiato, stavolta il volume ha il proprio ISBN e il Qr-code… come dovrebbe essere sempre nella normalità. Del resto, tutta questa nuova situazione non ha niente a che vedere con quella precedente… meno male. Qui c’è un tocco di professionalità, che a Verona è mancata. Il mio lavoro grafico d’impaginazione completa, copertina inclusa, è stata apprezzata dall’editore Ciccio Urso: è la seconda volta che è accettata una mia impaginazione, ma in quella precedente, con Giorgio Nada Editore, la copertina non era la mia… mentre adesso sì, pure quella.

sabato 31 agosto 2013

I viaggi importanti, preferisco farli da solo

Spesso mi sono chiesti pareri sul perché prediligo (o meglio: prediligevo – indicativo imperfetto –, giacché parlo al passato) i viaggi solitari. L’ho già ripetuto in più occasioni, ma a quanto pare non è sufficiente, forse anche perché è ben difficile che la gente – giustamente – stia tanto tempo a leggere la marea di commenti che invadono il lettore. Detto ciò, affermo per l’ennesima volta un mio vecchio concetto sul perché ho fatto in solitudine diversi viaggi.
Io, tanto per evitare malintesi, non desidero essere trascinato, ma semmai trascinare. E poi mi piace vivere da solo le esperienze in terre nuove, sia quelle positive sia quelle negative; desidero essere padrone di me stesso: è un bisogno inspiegabile, un piacere che non si vuole dividere con chiunque altro, un bisogno assoluto di non essere condizionato. In definitiva, ottimi compagni lungo la strada s’incontrano. In quei momenti sì che è bello dividere delusioni, gioie, sensazioni… poi ciascuno prosegue per la sua meta. L’incontro fra viaggiatori solitari dà un robusto stimolo psicofisico, viceversa un compagno fisso di viaggio è sempre un’incognita che può diventare parecchio spiacevole. Inoltre, l’essere solo in certe circostanze tempra il carattere: si è costretti a provvedere in tutto e per tutto alle proprie esigenze e perfino a vincere la paura. E poi c’è un’altra cosa: la gran voglia di muovermi in maniera indipendente, evitando probabili contrasti sulle decisioni da intraprendere. Io non volevo né essere un generale, né tantomeno un SignorSì. A volte, per ogni piccola scelta, si rischia di litigare o quantomeno di perdersi in discussioni sterili: infatti, due persone, anche se isolate da tutti, spesso sono in contrasto tra loro, perché ci sono due idee, due esperienze, due decisioni diverse che scatenano malumori. C’è chi vuole oziare e chi invece preferisce andare altrove, in questi casi che si fa? No, meglio evitare tutto quanto e decidere per conto mio, giusto o sbagliato che sia.
Il mio è stato un viaggiare con il gusto della curiosità e della scoperta, ricco di contatti spontanei e non accademici, con la possibilità di fare un confronto fra il proprio modo di vivere, che spesso siamo portati a ritenere l’unico possibile, e quello degli altri. È una lotta ai pregiudizi, è un mettere in discussione se stessi e la propria cultura (compresa quella religiosa), è una forma di disponibilità e d’apertura verso altre culture. È un accorgersi che viaggiare da soli può essere notevolmente più bello che stare assieme a compagni che mal si addicono, a volte, con il proprio bisogno assoluto di libertà.
Insomma, è il modo di muoversi che ha sempre adottato anche il mio caro amico Sergio Stocchi (un colto spirito libero, per nulla succube di un “padrone sponsor”), del quale condivido in pieno il suo pensiero ammirandone anche le scelte di vita.
Sia chiaro che sto bene quando sono in buona compagnia, ma è bello anche stare da solo, di tanto in tanto, in particolare quando si tratta di mettere in gioco se stesso, le proprie capacità, il proprio modo di essere. Stando solo, separato dai gruppi, si ha tempo di riflettere in maniera razionale senza farsi ingabbiare dall’emotività. Sono convinto che chi non riesca mai a stare bene con la propria solitudine, chi non riesce ad accettarla e deve essere sempre attorniato da persone perché ha paura di stare (e pensare) da solo... beh, mandi in fumo una buona fetta del proprio equilibrio interiore. C’è chi sente l’esigenza di blaterare, purché si fugga dal silenzio (della serie: Parla, parla ma non dice nulla). Penso, invece, che un po’ di silenzio non guasti alle povere orecchie di chi magari sia costretto a subire la petulanza altrui. A chi è abituato, bene o male, a cavarsela da solo, soprattutto nelle cose che contano, ha nel silenzio un aiuto a pensare.
È anche vero che la solitudine, la mancanza di veri amici con i quali dividere felicità e angosce, la mancanza del calore della propria donna, spingono a volte l’uomo sull’orlo della disperazione. Si è tentati di chiudersi in sé stessi e di vedere tutto nero. È necessario, invece, reagire alla mancanza di calore umano; è bene immaginare l’avventura che si sta vivendo come una parentesi straordinaria e incancellabile, ritrovando così la vitalità persa. Del resto la tristezza umana non deriva dall’essere soli sapendo di esserlo, semmai la melanconia nasce dall’essere soli credendo di non esserlo. Ed io, per esempio, quando avevo qualche anno in meno e me ne andavo in giro sulle vie del mondo “sapevo” di essere solo, quindi è probabile che ero più sereno di chi, pur essendo in compagnia, alla fine si sentiva più solo di me. In quelle occasioni mi domandavo che chi non sa accettare la propria solitudine, usa gli altri semplicemente come uno schermo nei confronti dell’isolamento. Soltanto se si sa vivere soli come un rapace che vola alto ci si può abbandonare a un’altra persona. Un buon rapporto (di qualsiasi legame) può esistere felice – e solamente – quando non è una stampella di una delle due persone: ognuno deve essere in grado di reggersi per conto suo, altrimenti non funziona. L’unione di due persone non è un mutuo soccorso. Certo, mi si dirà, che però è bello avere qualcuno con cui ridere e scherzare, fare progetti, visitare assieme certe località: è verissimo tutto ciò, ma non dimentico che non sempre funziona così soprattutto nei viaggi tosti e lunghi. Anzi, spesso, in quei tipi di viaggi c’è il rovescio della medaglia. Più facile da gestire la compagnia si ha, invece, quando il viaggio più che altro è una vacanza e non impegna più di tanto: in questo caso avere una persona accanto può diventare piacevole.
Come esempio sui viaggi impegnativi fatti assieme ad altri, calza giusto un aneddoto. Un mio giovane estimatore, proprio mentre stava facendo un viaggio molto interessante in Asia assieme a un suo amico, mi scrisse in tono scoraggiante che ci sono momenti in cui si chiede se avesse fatto bene a partire. Se avrà le forze per incontrare ogni giorno delle persone nuove, raccontare di sé e conoscere loro. Non sa se ha un cuore tanto grande per accogliere tante persone. Ma, soprattutto, ritiene difficile viaggiare in due e andare allo stesso ritmo di un’altra persona. Io gli risposi che è normale porsi queste domande, capita a tutti: Tu, però, non assecondarle e vedrai che, nonostante che al momento sia difficile da accettare, in seguito ne sarai più che soddisfatto. Sì, ammetto che la tua difficoltà maggiore sia la... non solitudine. Una persona accanto a volte non è facile da gestire: ecco il perché delle mie escursioni solitarie. Però, va anche detto, ormai sei in gioco e tanto vale andare fino in fondo. Impostala così: una lezione di vita per le tue prossime escursioni fuori dall’Europa.
La sua risposta non si era fatta attendere, con queste parole: Sì, lo so. Tutto sembrerà più bello quando lo ricorderò. Grazie per il supporto. Anni fa ho fatto il cammino di Santiago in solitaria ed è stata la più bella esperienza della mia vita. Infatti, da allora ho sempre viaggiato solo. Questa volta, data la difficoltà del viaggio, ho pensato che in due sarebbe stato più interessante. Ma adesso capisco come la presenza di una persona che conosci t’impedisca di calarti nella dimensione di viaggio e ti fa sentire più in vacanza... Devo capire quanto riusciremo a sostenere questa cosa a lungo.
Io, ovviamente, cercavo di scuoterlo e di trasmettergli un entusiasmo maggiore e mi auguro che abbia funzionato... perché poi non mi ha scritto più e il suo viaggio è terminato nel migliore dei modi. Tra l’altro di lui non so più niente, perché da quando è tornato non m’invia più alcun messaggio... forse perché non ce n’è più bisogno. Qual è il senso di questo aneddoto? Cercatelo voi.